Campus universitari e rigenerazione urbana



Cos’è un Campus universitario?

Campus, termine inizialmente utilizzato nei paesi anglosassoni a indicare un’area di pertinenza di edifici non solo per l’istruzione, ma anche di natura aziendale.

Nell’uso comune attuale si lega molto spesso alla compresenza di edifici multifunzionali e un’area aperta di connessione, attrezzata e riconoscibile; riferito alle università indica dunque un complesso di edifici articolati che oltre alle aule e laboratori comprendono sulla stessa area, il Campus appunto,  biblioteche , impianti sportivi, residenze universitarie, aree a verde. Riferirsi ad un Campus connota dunque una offerta didattica articolata e attenta alle esigenze di chi lo frequenta.

Uno dei primi Campus universitari in Italia viene considerato il complesso di edifici che formano l’Università della Calabria, costruiti a partire dal 1972 sulle colline di Arcavacata (Cosenza): al primo edificio polifunzionale progettato si aggiunsero in seguito edifici per altri dipartimenti, residenze per gli studenti, biblioteche, attrezzature sportive e sanitarie; il tutto immerso all’interno di aree a verde. http://www.unical.it/portale/campus/ : lo spazio costruito risulta molto compatto e organizzato lungo un asse –strada di carattere esplicitamente urbano, un Campus-cittadella universitaria, costruita ex novo in piena campagna.


Cosenza Università della Calabria

Rende – Cosenza – Università della Calabria – le funzioni del Campus.

Attualmente è normale riferirsi a sedi universitarie premettendo il termine Campus; basta collegarsi ai siti istituzionali per rendersene conto: dalla IULM (http://www.iulm.it/wps/wcm/connect/iulmit/iulm-it/Uni) , alla BOCCONI (https://www.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Bocconi/SitoPubblico_IT/Albero+di+navigazi).

Ma anche le università statali non sono da meno;  due a caso: Milano Bicocca (http://www.unimib.it/go/1437401666/Home/Italiano/Menu/Muoversi-nel-Campus )   o  Forli (http://www.unibo.it/it/campus-forli).

Le sedi universitarie in particolare quelle non pubbliche tendono a divenire sempre più dei centri integrati di servizi da offrire, per attrarre e implementare le iscrizioni.

A differenza del contesto nordamericano dove è nato questo termine connotativo dell’offerta didattica universitaria, in Italia il Campus tende a diffondersi all’interno delle aree urbane anche di medio-piccole dimensioni ponendo dei problemi di organizzazione dei servizi generali.

All’aumento dei corsi di laurea e del numero di iscritti le grandi sedi universitarie delle città metropolitane tendono a diffondere sul territorio i dipartimenti e questo pone un problema di riorganizzazione urbana, di riuso di edifici pubblici e di rapporto tra questi e la città; In questi centri urbani la presenza universitaria assume grande importanza per il peso che assume e per i problemi che innesca, ma nel contempo costituisce una risorsa non solo economica per la presenza di migliaia di studenti, ma anche in termini di possibile rigenerazione urbana. Pensiamo solo a 3 dei molti casi elencabili:  Aquila, Urbino, Pavia.

Un caso di recente intervento ci introduce al tema del titolo: Forlì.

Il Campus Universitario di Forlì recentemente  completato con gli edifici aggiuntivi di servizio e nuove aule,  costituisce un caso emblematico per come si colloca ai margini di un centro storico, nell’area di prima espansione ottocentesca. Un progetto pubblico che si fa carico non solo della organizzazione integrata interna alla università, ma si pone anche come progetto di rigenerazione-riqualificazione urbana: questo concetto si lega alla possibilità di riutilizzare parti esistenti di tessuto urbano, generalmente sottoutilizzato, spesso degradato, per rigenerarlo con nuove funzioni e recupero di spazi, a favore di una fruizione complessiva al di là della specifica funzione ricollocata: può essere un scuola pensata per interagire con la città, edifici recuperati per ospitare incubatrici di impresa o coworking,  spazi per raggruppare interessi e scambi di relazione diversi in un luogo, ma anche aree aperte attrezzate per essere effettivamente usufruibili, per limitarsi ad un elenco molto limitato.

Il progetto del Campus Universitario di Forlì è stato realizzato a partire da un concorso internazionale in due fasi bandito nel 1998 vinto da Lamberto Rossi (capogruppo), Massimo Galletta, Roberto Lazzarini, Marco Tarabella, Paolo Zilli, con la consulenza in particolare di Giancarlo De Carlo, già autore delle residenze universitarie di Urbino.

Fonte: http://www.lr-a.eu/pages/archi_campus/forli/forli_1.htmClicca qui per aggiungere il proprio testo



L’interesse di questa realizzazione è concentrata nella riconversione dell’ex ospedale Morgagni di Forlì – un complesso a padiglioni del primo Novecento al limite del centro storico. Oltre alla  riqualificazione e riutilizzo del patrimonio costruito, recuperando gli edifici più interessanti, ai progettisti si pone un ulteriore problema di carattere urbano da risolvere;  l’ex ospedale costruito ai primi del 1900, ampliato a partire dal 1937 ma poi definitivamente trasferito nel 2004 nel nuovo polo ospedaliero esterno, si collocava ai margini della città storica, tra il nucleo storico di Forlì e la successiva espansione e pur dotato di un vasto parco recintato,  era di fatto una cesura verso la nuova espansione nel corso del XX secolo: chiaramente una funzione ospedaliera non poteva tradursi in una organizzazione spaziale permeabile in grado di favorire l’interscambio tra aree urbane.


Le fasi evolutive del progetto del Campus di Forlì –
fonte http://www.lr-a.eu/pages/archi_campus/forli/forli_1.htm


Le fasi evolutive del progetto del Campus di Forlì –
fonte http://www.lr-a.eu/pages/archi_campus/forli/forli_1.htm

Il nucleo tipologico dell’impianto universitario (recupero di parti del vecchio ospedale e nuovi edifici connessi dai nuovi percorsi di distribuzione) si traduce nella rottura di questo isolamento. E sono proprio i nuovi percorsi distributivi che assumono una forte caratterizzazione architettonica, con la costruzione di un elemento anche simbolico denominato “trefolo”: tre percorsi-galleria che partendo dai vecchi padiglioni ristrutturati, attraversano il vecchio parco riqualificato distribuendo su un lato le nuove aule didattiche mentre sull’altro si affacciano sulle aree verdi.


 Forlì: Schema funzionale: integrazione e connessione con la città.
fonte http://www.lr-a.eu/pages/archi_campus/forli/forli_1.htm

Nei tre percorsi-corridoio, di fatto degli edifici-galleria sospesi dal terreno,  si collocano anche spazi di sosta e per lo studio, e intrecciandosi a vari livelli in quota lasciano libero e permeabile il piano del parco; la metafora architettonica del “trefolo” appunto, fili intrecciati, percorsi intrecciati: il Campus Universitario diviene un nuovo sistema aperto tra due parti di città e  un sistema di attraversamento, distribuzione di funzioni e sosta, laddove prima vi era un sistema spaziale chiuso.



Forlì Campus: il trefolo – percorso protetto – distribuzione, spazi di sosta e di studio –
Fonte: http://www.architetti.com/rigenerazione-sostenibile-il-campus-universitario-di-forli.html

Forlì ci introduce ad un altro caso molto simile per  dimensioni e caratteristiche urbane oltre che contemporaneo nella realizzazione, ma diverso per le risposte date in termini di architettura, collocazione e riorganizzazione anche urbana: il Campus universitario di Novara dell’Università del Piemonte Orientale.

Fonte:  https://www.uniupo.it/it/il-multicampus/dove-siamo/novara

Se a Forlì il recupero e la rigenerazione urbana utilizzava vecchi impianti ospedalieri a Novara il tema diventa il recupero del  sistema delle ex caserme; esse costituiscono tuttora in molti ambiti urbani un grande problema di riutilizzo di strutture edilizie di notevole ampiezza e in particolare quelle più antiche a ridosso dei centri storici delle medie città, risultando ormai inglobate all’interno di sistemi urbani più ampi, sono in attesa di soluzioni non facili da trovare sia in termini economici che funzionali, data la dimensione e in molti casi anche lo stato di degrado: un polo didattico, un Campus può essere una possibile soluzione laddove funzionalmente una caserma è già una specie di Campus di natura militare, già spazialmente disposto per servizi di vario genere, mensa, spazi aperti anche sportivi, istruzione anche se di natura non strettamente culturale.


Novara 1944 – Caserma Perrone

A cavallo degli anni tra il 1997 e il 2001 l’amministrazione comunale di Novara con  un protocollo di intesa con l’università del Piemonte orientale ristrutturò a fini didattici per la facoltà di economia, 2 ali della grande corte centrale della ex caserma  Perrone: L’area occupa una posizione importante nella città di Novara ed è compresa tra il Centro e l’antica cerchia muraria dei bastioni ottocenteschi.

Non sarà ancora un vero Campus ancora monofunzionale inteso nell’accezione attuale essendo ancora monofunzionale, ma indirizza la scelta di riconversione didattica dell’ intero sito della caserma verso il successivo progetto, ormai quasi tutto realizzato del nuovo Campus universitario di Novara.

Anche qui il problema da risolvere, ancor più che a  Forlì , deriva dalla natura militare del complesso della caserma, che è costituito dalla impenetrabilità e dalla cesura che crea tra  il centro storico di Novara e le aree contermini e di nuova espansione novecentesca della città.


Novara – l’area del Campus  Universitario: di fronte all’area del Campus su tutto il lato sud dell’ex bastione (parte bassa della foto) sono collocate  altre caserme in fase di dismissione; un’ altro prossimo problema da risolvere. http://www.odb.it/portfolio_page/campus-universitario/

Il concorso internazionale indetto nel 2004 vede vincitori un raggruppamento di progettisti: ODB architects, Lamberto Rossi (capogruppo), Stefano Grioni, Roberto Cagnoni, Fabiano Trevisan,  Alberto Tricarico, Manens Intertecnica srl.

L’INTERO Campus comprende oltre alle nuiove aulen universitarie a completamento di quelle già esistenti, nuovi edifici di servizio all’università quali la mensa, la palestra e le residenze per studenti, oltre a un audditorium per 400 poseti, una Biblioteca e un edificio per servizi; questi ultimi tre sono usufruibile anche ad univeristà chiusa, è hanno una funzione di cerniera con le attività strettamente universitarie e possibili altre attività pubbliche urbane.

Il progetto si basa su una chiara organizzazione degli spazi per rendere esplicita sia la stratificazione delle funzioni sia  il  grado di accesso e fruizione da parte della città: una parte  interna più didattica, una parte semipubblica e infine una terza parte direttamente usufruibile e interconnessa con la città.

Più che a un percorso rappresentativo e risolutivo, come a Forlì, qui è la natura e stratificazione delle funzioni dall’interno verso l’esterno, che operano per ottenere un utilizzo anche pubblico del Campus universitario.

Residenza per studenti fuori sede, Auditorium, Biblioteca ed edifici commerciali si affacciano lungo un nuovo percorso – piazza pedonale aperto e in continuità con i percorsi cittadini, tramite l’abbattimento del muro di recinzione della vecchia caserma.


Campus permeabile. Nella parte in basso (sud) il nuovo percorso – piazza in continuità con la viabilità urbana. http://www.odb.it/portfolio_page/campus-universitario/




La via “urbana” esterna con la pensilina di accesso ad auditorium e bibliioteca (foto a sx.) che continua all’interno del campus per accedere all’edificio delle aule ( foro a dx).

Dunque un Campus aperto che innesca una rigenerazione urbana in un punto strategico di Novara.

Vi è ulteriore aspetto di carattere costruttivo-architettonico, che riguarda in particolar modo il rapporto tra i nuovi edifici e quelli esistenti in recupero all’interno di un’area con forti vincoli ambientali-architettonici .

In particolare l’edificio delle nuove aule didattiche lungo oltre 120 metri per 18 metri a luce completamente libera senza pilastri intermedi, che completa la grande corte con il terzo lato mancante è interessante per le soluzioni adottate: E’ un edificio che richiedeva una esecuzione con tecnologie non tradizionali, ma con tecniche che permettessero una compressione dei tempi esecutivi e un abbattimento delle emissioni e dei rumori: scartato il calcestruzzo per ragioni di pesantezza e spessori di soletta (data la notevole luce dell’edificio) si è optato per l’acciaio




Lato nord-ovest delle nuove aulehttp://www.odb.it/portfolio_page/campus-universitario/ – foto Paolo Simonetti

L’edificio è costruito quasi interamente a secco, per cui tolti i getti di fondazione tutto quello che è fuori terra è sostanzialmente prefabbricato fuori opera e montato  in cantiere con operazioni di assemblaggio.




Il sottotetto in costruzione completamento libero da pilastri interni e  finito con le aule e il corridoio centrale.
http://www.odb.it/portfolio_page/campus-universitario/ – foto Paolo Simonetti

Nello stesso tempo essendo l’area protetta da vincoli, veniva richiesto un aspetto che ricostituisse volumetricamente la terza ala mancante della grande corte ottocentesca e con aperture che si rifacessero alla tipologia di quelle degli edifici originali recuperati.




pannello-tipo di facciata in GRC montato a secco e Il lato nord a confronto con la retrostante residenza universitaria. –  http://www.odb.it/portfolio_page/campus-universitario/ – foto Paolo Simonetti

Le pareti perimetrali  sono di fatto una copia delle facciate della caserma esistente. Ciò che dà modernità e attualità costruttiva è avere prodotto queste facciate non con mattoni sul posto ma con grandi pannelli di GRC (calcestruzzo fibro rinforzato e colorato in pasta) di 5,40 ml di altezza per 2,40 ml di larghezza modulari)  prodotti con uno stampo in vetroresina: una tecnologia presa in prestito dalla cantieristica navale.

Il pannello si manifesta in quanto tale poiché i giunti sono ben visibili, e rendono evidente la datazione moderna di questa ricostruzione, senza dissimularla.

Anche il nuovo edificio della mensa e aula studio, ripete gli stilemi linguistici imposti dalla conservazione ambientale-architettonica e utilizza le stesse tecnologie di montaggio a secco. A differenza di Forlì il rapporto con gli edifici recuperati, che hanno peraltro una presenza dimensionale preponderante,  ha indirizzato le scelte linguistiche e tipologiche, verso un maggiore amalgama complessivo degli edifici: dai volumi, alle coperture, ai colori. Ciò che distingue la lettura tra nuovo e conservazione è la dichiarata modernità costruttiva dove in particolare la struttura metallica esprime se stessa; laddove vi sono elementi di facciata, anche se ripete modanature e disegno dell’esistente,  dichiarano come sono stati costruiti e assemblati.



Mensa e aula studio: un edificio a struttura interamente metallica contenuto tra il vecchio muro di cinta restaurato e un nuovo muro interno tipologicamente simile al muro di cinta. http://www.odb.it/portfolio_page/campus-universitario/ – foto Paolo Simonetti

Il rapporto tra moderno e preesistenze si manifesta per  punti in tutti gli edifici, anche quelli recuperati : laddove possibile si sono ripristinate le vecchie capriate  e strutture di controventamento in acciaio, elementi tipologici delle finestre, i colori originali, modanature e cornici delle pareti. Ma gli elementi funzionali di nuova presenza manifestano la loro essenza costruttiva permettendone una lettura per differenza rispetto al recupero.








(a sx) Il nuovo edificio delle aule e la testata del primo nucleo recuperato della ex caserma perrone.

(a dx) interno delle nuove aule.

Paolo Simonetti