GLI OCCHI IN VIAGGIO di Morena de Donatis


GLI OCCHI IN VIAGGIO (girovagando per l’Umbria)

Pochi giorni in Umbria, ma tanto basta. Per accorgersi di quanto gli occhi possano godere della meraviglia che avvolge ad ogni momento, non serve troppo tempo. Piccoli borghi immersi nella natura ancora libera di essere incontaminata, scelti non a caso per essere finalmente conosciuti nella loro interezza, dopo averne avute notizie frammentate ma che lasciavano presagire qualcosa di così bello da non potersi  perdere. E così, appena liberati dal tempo che  costringe ai suoi ritmi, partenza per destinazione precisa, la Valnerina. La padrona di casa dell’agriturismo che ci ospita è lei stessa immagine di questa terra, semplice , genuina, concreta e la cucina che ci farà gustare tutti i giorni sarà il perfetto completamento dei nostri ricordi. Terra bellissima, la Valnerina, terra che trema violentemente (“… altamente sismica…” scrivono i documenti ) e forse è per questo che i borghi minuscoli sembrano che stiano lì aggrappati con forza a costoni di roccia da cui poi degradano dolcemente. Vallo di Nera, Scheggino, Sant’Anatolia di Narco che guardano dall’alto il fiume Nera, vero progenitore del verde che tutto avvolge e rilassa.


Il Nera che ha accompagnato il passaggio di tanti in passato, in viaggio verso il centro della cristianità, che qui è immensamente presente con chiese, abazie, arte religiosa e storie di santi. Come a Vallo di Nera, borgo in pietra che apre lo scenario della Valnerina, dove il suo centro storico sembra abbandonato tante le case dalle finestre chiuse, ma vitale di turisti che si guardano attorno meravigliati come se fossero finiti in un presepe. Finestre e porte chiuse a raccontare la storia di uno spopolamento uguale a tanti altri, ma se la porta che si apre è quella di Santa Maria Assunta allora non si è più soli. Chiesa grande, sproporzionata per il luogo, affrescata con santi e religiosi a riempire pareti e soffitti di colori forti, volutamente a impressionare in modo inaspettato chi entra. Sorpresa che si ripropone in tutte le chiese visitate, come nella Chiesa parrocchiale di Sant’Anatolia di Narco dove l’abside ti avvolge dei suoi disegni che artisti dai nomi importanti hanno fissato in un luogo poco conosciuto a raccontare una storia di fede e devozione.


E poi l’abazia dei Santi Felice e Mauro decorata di bassorilievi e rosoni e pochi chilometri oltre, San Pietro in Valle in alto nella collina di boschi fitti, che formano un tutt’uno di natura, architettura e fede così bello da diventare cornice speciale per matrimoni.


Ma i borghi della Valnerina non raccontano solo storie di santi e di immagini devozionale, sono soprattutto la storia degli uomini e delle donne che nel passato ed oggi qui vivono, avendo in comune in ogni epoca quella tenacia a resistere a rimanere qui. Il Museo della Canapa a Sant’Anatolia racconta la coltivazione della canapa e il suo utilizzo più svariato che qui è stata la vita di tante famiglie. Dalla pianta alla lavorazione, agli strumenti per produrre tessuti così come cordame. Il Museo è ricchissimo di oggetti che tanti proprietari hanno voluto donare per fermare nel ricordo e salvaguardare uno spaccato di vita lavorativa e familiare, ma che anche trasporta la storia nella realtà artigianale odierna con un laboratorio per insegnare l’uso del telaio e preservare così conoscenze e tradizioni da offrire a chi vorrà sapere. Non a caso, in questa crescente sensibilità, si inserisce il nascente albergo diffuso nelle troppe case vuote del paese per richiamare quel turismo che ama calarsi in realtà vive e forti che hanno fatto la storia sì, ma che ancora hanno tanto da spiegare. Scheggino poi, a visitare il suo castello sopra l’antico borgo anch’esso tutto di colore di pietra, dove signori e feudatari si sono incontrati e scontrati ma che ora è assoluto posto di pace lungo le sponde del Nera dove è forte la voglia di una foto. E ancora più forte la voglia di tornare ancora in Valnerina, per un altro borgo che si è saltato o quell’abazia che si è trovata chiusa. In viaggio, gli occhi si riempiono di tanto e dicono che quella era una meta giusta perché ci si sente bene. Ma è tardi e la signora dell’agriturismo ci ha promesso tartufo per cena.

Morena De Donatis