Il gioco dell’Arte di Nori Dé Nobili


Studiare l’Archivio che raccoglie le circa millequattrocento opere di Nori De’ Nobili, è un’esperienza unica che spero possa essere a breve condivisa. Credo che dopo l’importante lavoro realizzato negli anni con la nascita e l’attività sempre in sviluppo del Museo Comunale, sia oggi necessario effettuare la catalogazione complessiva dell’intero fondo, per consentirne la necessaria fruizione in sicurezza.


Foto di Patrizia Lo Conte

Il nostro patrimonio museale è integrato in modo continuativo anche dalle donazioni provenienti da artiste ed artisti, con l’attività del Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee che da anni sviluppa i suoi progetti, costituendo un unicum territoriale in ambito regionale ed un riconosciuto punto di riferimento nazionale. Questo nuovo progetto ha l’intento di analizzare e leggere in modo esteso il derivato dell’esperienza artistica di Nori. Presentiamo la prima delle due iniziative espositive in programma, il titolo della mostra Poesia della Materia sintetizza la scelta operata sul corpo generale di testimonianza artistica della pittrice. Abbiamo infatti lavorato per selezionare i materiali meno conosciuti e storicamente meno esposti nelle varie rassegne organizzate. Nori per necessità e per scelta ha molto sperimentato, elaborato e costruito con le sue mani veri oggetti d’arte, non solo disegni, scritti, dipinti, ma opere compiute e sapientemente definite in ogni aspetto, formale ed estetico.

Il contesto storico-culturale nel quale va letta questa vicenda artistica, è quello dei primi decenni del Novecento, anche se vedremo che l’artista avrà preziose intuizioni e ci regalerà esempi di una ricerca che ha avuto i suoi esiti definitivi, nella seconda parte del secolo. Quindi i riferimenti rimangono quelli delle aree operative, ad esempio dei toscani Ottone Rosai e Mino Maccari, come è ben evidenziato dagli schemi compositivi utilizzati nelle varie prove pittoriche: gli ambienti rappresentati, i paesaggi, i tanti modi nei tanti ritratti. Come appaiono chiari gli insegnamenti del livornese Ludovico Tommasi che con il fanese Giusto Cespi, in tempi e luoghi diversi, introdussero al disegno e alla pittura la giovane De’ Nobili. Dopo il periodo formativo, l’artista opera un distacco ed intraprende un percorso per costruire la propria storia, il suo mondo espressivo e comunicativo in cui vivrà immersa tutta la vita. Gli esempi in mostra si riferiscono al lavoro degli ultimi vent’anni, Nori continua il racconto con gli stessi personaggi di sempre, non servono nuove fantastiche immaginazioni, ma ci sono importanti novità nella sua rappresentazione. L’opera diviene significativa, l’incorniciatura un’eccezionale invenzione, il manufatto inedito è perfettamente idoneo all’immagine che racchiude e conserva in modo prezioso. La nostra artista ama costruire oggetti che dipinge totalmente, utilizzando immagini simbolo, toni cromatici tenui, eleganti, è l’esempio del ventaglio, per utilità d’immagine bivalente. La scelta di supporti pittorici anomali non sempre è determinata dalla scarsa reperibilità. Se analizziamo alcuni fogli di noti periodici di stampa sui quali ritroviamo annotazioni pittoriche ed immagini definite, notiamo il messaggio di una cronaca sociale che racconta l’epoca, sublimato a testo d’opera. Numerosi gli esempi: un articolo che ricostruisce l’assassinio del Presidente Kennedy, pubblicità, programmi tv, altre volte il foglio di giornale diviene texture per un bellissimo viso ritratto. Casualità, scelta estetica o utilizzo pop di materiale d’uso comune? Quindi le invenzioni, come una mascherina perfettamente sagomata che è anche un frammento pittorico post futurista ed il retro di un ritratto alla sua cara gatta Minnie, con la poesia manoscritta amorevolmente dedicata. Sappiamo che le nostre sono evidenti ipotesi, quindi letture parziali, ma non ce la sentiamo di liquidare superficialmente il derivato di attente osservazioni e valutazioni sui lavori analizzati. Abbiamo voluto inserire in mostra la significativa serie dei ritratti realizzati su carta argentata. La possibile luce riflettente diviene fondamentale soprattutto quando incontriamo l’autoritratto dell’autrice, il cui riflesso diviene attrattivo e la superficie emana e non assorbe luce. La serie si completa con altri ritratti di estremo interesse, dove anche l’uso del colore è gioco luminoso, per bocche ed occhi di eccellente fattura. Queste opere sono realizzate in prevalenza nell’ultimo decennio di vita dell’artista, storicizzando l’operatività della De’ Nobili nel contesto del dibattito culturale di quegli anni, ci accorgiamo come dal chiuso di una clinica, Nori abbia, forse inconsapevolmente, partecipato al serrato confronto della ricerca in arte. Fuori tra i liberi, la fotografia assume sempre più una sua autonomia artistica, la poesia visiva utilizza immagini e parole. Pistoletto nel 1961 e poi Kapoor alterano la nostra percezione dello spazio: la superficie riflessa può creare un’altra realtà, uno spazio illusorio, una possibilità di accadimento, è in fin dei conti il gioco dell’arte. Nori isolata dal mondo, è effettivamente in sintonia con esso, non quello della banalità del quotidiano, il mondo fantastico e creativo, dove il pensiero poetico supera i limiti fisici e non può essere costretto dietro un cancello, l’artista è l’elemento totalmente comunicante ed è la salvezza oltre la morte.

Prof. Stefano Schiavoni  

Direttore del Museo Nori De’ Nobili